è incommensurabile. per questo la sua descrizione è pressoché invisibile. se la state leggendo, complimenti, siete in gamba. in questo blogo vi pianto in faccia me, libri, teatralate, strampalerie grafiche et numerose altre amenità.
martedì 30 dicembre 2008
sei a new york in primavera a mezzanotte, e appena chiudi il libro ti accorgi che sono le 10.44 del 30 dicembre. in italia. ed è quasi inspiegabile.
soffri perché il personaggio soffre ed esulti quando vince. ti ubriachi con lui (o lei, che sia), odi o ami, piangi o ridi. ti compiaci della sua furbizia.
la tua vita ha un senso. è lì. è fatta. è già scritta.
ho ricominciato a leggere di brutto. e mi piace da impazzire.
giovedì 18 dicembre 2008
Monologo del minimo sistema
Il Sistema Immunitario
Voce fuori campo
VOCE FUORI CAMPO: ...e così tra un po' è Natale...
SISTEMA IMMUNITARIO: Iuhu! Vacanza!
lunedì 1 dicembre 2008
quando finalmente sono sul treno mi lascio cadere nel primo posto vuoto in direzione di marcia. c'è parecchia gente, ogni posto viene presto occupato, ma nessuno resta in piedi.
davanti a me due cinesi, un uomo e una donna, intervallano brani di conversazione a tentativi di dormire. accanto ho un cingalese, anche lui tenta di dormire.
tengo la schiena e la testa saldamente appoggiate allo schienale. chiudo gli occhi. prendo fiato.
"non svenire, non svenire, non svenire..." la gente è occupata a chiacchierare, non si accorgerebbe di me. eppure, l'idea di avere un collasso qui mi terrorizza. non voglio, no. voglio tornare a casa.
chissà che faccia ho. mi guardo le mani. sono bianchissime, un bianco innaturale. richiudo gli occhi.
d'un tratto mi assalgono le lacrime. che accade? le sento lì, battere pesantemente, gonfiarmi gli occhi. no, no, no, devo resistere, non ha senso che mi metta a piangere qui, no! cerco di rilassare ogni muscolo, se stringo le palpebre è finita. le ciglia stanno resistendo virilmente a questo attacco, quando l'occhio destro cede. la lacrima scivola insensata lungo la guancia, gli occhiali la occultano solo per poco.
alzo la mano e con la maggior noncuranza possibile l'asciugo, apro gli occhi, sembra che nessuno se ne sia accorto. i cinesi dormono, nell'altra fila di posti le ragazze rivolte verso di me proseguono la loro conversazione.
recupero un fazzoletto dalla borsa, fingo di soffiarmi il naso e mi asciugo gli occhi.
è solo stanchezza. solo stanchezza. solo stanchezza.
giovedì 27 novembre 2008
giovedì 16 ottobre 2008
attendon con spirto tepido
la man che dagli occhi acuti
con gesto sapiente raduna
ignare ristanno immote
le penne con punta rotonda
le brevi matite affannate
riposano all'ombra dei libri
si giace sul tavolo scuro
il calcolatore adombrato
a terra il corpo assonnato
del capo di tutti gli oggetti
respira
zzzzzzzzzzzzzzz...........
venerdì 3 ottobre 2008
scelgo la via più facile o la più ardita. lascio che siano gli altri a scegliere per me, a scegliere me, oppure mi impongo.
e poi accade che un giorno questo nebuloso presente venga squarciato da un'ora di sole. o magari è solo un respiro, un battito. ma è sufficiente.
ci si accorge che le scelte e le decisioni prese e fatte hanno avuto una preparazione, un lavorìo, una riflessione, pari alle inspirazioni ed espirazioni. nessuna.
nessuna riflessione, nessuna strategia studiata a tavolino, nessun momento di "calma, ragioniamo". tutt'al più c'è stata una breve occhiata data al proprio ombelico, un lento girare di pollici, cui si è messo fine con uno sfacciato sbadiglio.
certo, quelle scelte portavano a strade che noi, in quel momento, non potevamo vedere. ma ora, in questo squarcio di luce, vediamo che in direzioni opposte, parallele, convergenti o divergenti dalla nostra ci sono tante altre strade. quelle che non abbiamo percorso.
e mentre ci rendiamo conto che, con passo incerto, avanziamo verso l'abisso, non possiamo non essere assaliti dal tremendo dubbio di aver sbagliato. tutto.
venerdì 26 settembre 2008
Ambiguità letterarie
Uno
Un altro
Flatlandia* (che non parla)
UNO (con finta curiosità): Cosa leggi?
UN ALTRO (distrattamente): "Flatlandia".
UNO: Ah. Be', devo parlarti... dimmi quando arrivi al punto.
UN ALTRO: Eh... ne manca, sono ancora alle figure piane.
* no, non è il libro della settimana. lo è già stato e per ben tre settimane di fila. e mi pare che basti.
venerdì 12 settembre 2008
forse sono masochista. eppure, no, i segni che le lame lasciano sulla mia pelle spariscono in meno tempo di quanto ci impiego a farli.
eppure.
se la mia disabilità fosse evidente, lo preferirei. una cosa immediatamente riconoscibile da tutti, in luogo di questo handicap psicologico che mi impedisce di farmi valere. che mi impedisce anche solo di dire a me stesso: anche se gli altri lo negano, io so di aver ragione, io resto convinto della mia idea.
è normale ch'io odi la vita. tutti i miei tentativi di corteggiamento vanno a vuoto. qualsiasi approccio ch'io tenti per dimostrare alla vita il mio amore finisce con un immancabile due di picche in mano.
è una situazione logorante. e ormai ho perso il senso di tutto ciò. il senso. se ve ne avanza un po', lo compro volentieri.
avrei bisogno di persone che non ci sono più. lontane, disperse, nel tempo e nello spazio.
avrei bisogno di pillole di solitudine per assuefarmi alla mia compagnia.
mollare tutto. ricominciare altrove. chissà. altrove. un altro luogo, ma più di tutto un altro io.
lunedì 28 luglio 2008
mercoledì 16 luglio 2008
Quanto segue l'ho scritto per me, non per voi. Se vi sembra lungo risparmiatevi la fatica.
Davanti al tabellone, nell'atrio, c'è una ragazza che aspetta di veder comparire il suo treno. E' piuttosto anonima, una macchia di tonalità grigia in mezzo a macchie più vivaci che vanno e vengono. Non c'è tanta gente, in stazione.
Mi accorgo d'un tratto dell'uomo che si è avvicinato alla ragazza. Anche lui è piuttosto anonimo. La guarda. Guarda con lei il tabellone e impercettibilmente le si avvicina ancora.
Poi le parla.
E' un uomo piuttosto anonimo ma è sufficiente un "ciao" borbottato perché se ne scoprano ai lati della bocca due canini d'argento.
Lei deve essersi già accorta di lui, lo guarda di sfuggita, non sembra avere gran voglia di fare la sua conoscenza, ma la scortesia non fa parte del suo carattere. Così gli risponde, tornando immediatamente a fissarsi al tabellone.
Per Canini D'Argento è un incoraggiamento sufficiente. A poco a poco lo vedo incalzare la ragazza, le chiede come va, se aspetta il treno, per dove, perché, studia o lavora? La Ragazza Gentile risponde qualcosa, ogni tanto, sempre per quella gentilezza che così male la ripaga incastrandola in una situazione sgradevole. Quando le viene richiesto il nome, si toglie la soddisfazione di mentire spudoratamente, ma Canini D'Argento non lo sa, e non molla. La invita a prendere un caffè. Lei declina, gentile ma ferma.
Il tempo passa, il treno non compare ancora. La Ragazza Gentile pensa ad una via di fuga, ma Canini D'Argento la prende in contropiede chiedendole il numero di telefono. Lei reprime a stento una risata. "Senti un po', Perfetto Sconosciuto Dal Sorriso Poco Rassicurante, ma non li leggi i giornali? Non lo sai come finiscono le ragazze che accettano inviti da perfetti sconosciuti?" Canini D'Argento non ha l'aria di leggere i giornali, o, se li legge, si ferma al fatto che le ragazze accettino.
No, la Ragazza Gentile non ha la minima intenzione di dare il suo numero a chicchessia. Lui è colto da un'idea. - Vuoi che ti dia il mio?
Ha l'aria di farle un favore, ma lei dice di no, ormai più ferma che gentile.
Il treno compare, finalmente.
Con un sospiro di sollievo la Ragazza Gentile lo saluta e fa per andarsene. Lui le porge la mano. "E va bene, se può farti contento." Lui la stringe forte quella mano. "Dannazione alla mia gentilezza" pensa lei. Quando riesce a liberarsi lui le gratta il palmo della mano con l'indice. Lei si rivede la scena del Dottor Lecter e Clarice Starling, e si allontana.
L'esperienza non è stata delle migliori, ma in fondo non è successo nulla. E' quando Canini D'Argento le si affianca nel sottopassaggio che la Ragazza Gentile si preoccupa sul serio. Lui l'ha seguita, e se nell'atrio non girava molta gente, il sottopassaggio è quasi deserto.
La saluta nuovamente, lei continua a camminare verso la scala che la porterà sul binario. "Se mi segue anche lì uno dei due finirà sotto il primo treno che passa" si dice. Ma ha più paura che voglia di scherzare.
Di nuovo lui le porge la mano. Sembra salutarla definitivamente. Che fare? Lei intravede che il binario abbastanza affollato, si rassicura. Gli stringe di nuovo la mano. Lo saluta con l'aria di un addio, i suoi occhi gli dicono vattene.
Inaspettatamente, lui le chiede un bacio.
Un bacio?!
E' tutto talmente ridicolo che lei quasi sorride. Non se ne parla, ma proprio per niente. Il suo rifiuto è inequivocabile. Ma lui la tiene ancora per mano. La stringe, quella mano, con la presa di un mastino napoletano. D'improvviso la tira a sé, ma lei ha i muscoli tesi, resiste. Lo sente mentre lui si strofina addosso la sua mano, sul basso ventre. Poi tutto finisce. Lei si stacca. Sale al binario. Controlla che lui non la segua.
E' all'aria aperta ora.
La Ragazza Gentile si mette accanto ad un controllore, cercando sicurezza nella divisa.
Di Canini D'Argento non c'è più traccia.
Lei si sente meglio, ma si sente male. Lei vorrebbe essere un uomo. L'incredibile Hulk, se possibile. Lei è favorevole all'estinzione volontaria del genere umano.
Lo so che è quasi una bestemmia. Ma come posso biasimarla?
martedì 8 luglio 2008
Prendete la vostra copia della "Guida galattica per gli autostoppisti" di Douglas Adams, che, a scanso d'equivoci ve lo dico subito, è il titolo della settimana (ma si tratta solo di un'insignificante coincidenza).
Andate all'inizio del capitolo 4, e cominciate a leggere.
Fatto? Finito il capitolo? Benissimo.
Non vi viene in mente niente? Nessuno?
sabato 21 giugno 2008
Certo, se ieri non fossero andati ai rigori noi saremmo andati a letto prima e stamattina si sarebbe stati un po' più svegli.
Leggo un libro per l'occasione: "Flatlandia" di Edwin Abbott Abbott, che per inciso è il titolo della settimana, di quella corrente, di quella trascorsa e della prossima, nella quale so già che non avrò nessuna voglia di postarvene un altro.
Alle 7 mi sembra di aver già vissuto abbastanza, per oggi, ma mancano ancora dieci o quindici ore al tramonto e me ne faccio una ragione.
Bella storia.
Sarebbe da fare più spesso. Forse.
martedì 17 giugno 2008
Un vostro amico, tipo un'antilope o una scimmia, o anche un leopardo magari, vi invita nella sua cristalleria per farvi vedere i suoi ultimi preziosissimi acquisti.
Immaginatevi lì, nella cristalleria del vostro amico.
Le distanze tra gli scaffali carichi di oggetti non assomigliano neanche lontanamente alle proporzioni dell'ikea.
E voi siete un elefante.
Se vi muovete, romperete sicuramente qualcosa. Se non vi muovete, rimarrete bloccati per sempre, e morirete lì.
Avendo voi altro da fare nella vita che non imputridire in una cristalleria, optate per il muovervi.
Ve l'ho detto, romperete sicuramente qualcosa. E sarà qualcosa di molto prezioso, non c'è scampo.
E il vostro amico, essendo tale, non si arrabbierà, non dirà assolutamente niente. Forse impallidirà un poco, e il suo sorriso quando vi congederete sarà leggermente tirato. E' un vostro amico.
Immaginate il vostro disagio.
Voi, un elefante, in una cristalleria.
Immaginate lo scettico blu che va in un negozio di vestiti.
(è come se le mie mani, degne figlie del mio nome, fossero delle fontane di inchiostro indelebile blu. tocco i vestiti, giusto per giustificare il fatto di essere lì, e inevitabilmente tutto ciò che sfioro si macchia irreparabilmente. e le commesse restano impassibili, vittime di un incantamento che impedisce loro di sbattermi fuori a calci. come vorrei conoscere il controincantesimo.)
mercoledì 11 giugno 2008
venerdì 6 giugno 2008
Libro assai bello e gradevole che, tra le altre cose, mi invogliò a riprendere in mano quel Gogol che, vinto dalla mia insanabile ottusità, avevo lasciato da parte tempo addietro. Non è cosa da poco. Sia il fatto ch'io l'avessi appartato, sia il fatto che me n'avesse rinvogliato.
Buone cose, buffoncelli.
lunedì 2 giugno 2008
Accenti vincenti
La Signora Contador
La Signora Riccò
SIG.RA CONTADOR (fiera): Mio figlio ha la maglia rosa.
SIG.RA RICCO' (sdegnosa): Mio figlio no, ci sto attenta alle tarme, io!
giovedì 29 maggio 2008
domenica 25 maggio 2008
Dell'autoreferenzialità di tvvitter...
Dal momento che l'unica cosa veritiera che vi potreste scrivere è "*tizio* scrive un messaggio su twitter".
Tu quoque Le*i, guru mihi! :-(
Tu quoque Ma**i**, guru mihi! :-)
giovedì 22 maggio 2008
martedì 20 maggio 2008
Piove sul bagnato
L'Amico di Muzio
Muzio (che non parla)
L'AMICO DI MUZIO (rivolgendosi all'amico Muzio): Muzio, amico, c'è bagnato, con una mano tieni la torta e con l'altra attàccati che se no cadi.
MUZIO (scivola).
mercoledì 14 maggio 2008
lunedì 12 maggio 2008
Battuta scadente. Scusate
Personaggi:
Lo Yogurt
Il Frigo
LO YOGURT (parlando un po' al frigo, un po' a se stesso): Oggi sono tutto un fermento...
IL FRIGO (allo Yogurt, alzando un sopraccilio): Mi stai scadendo.
sabato 3 maggio 2008
In un cielo sereno. Alla fonda.
Una Mongolfiera (fluttuante)
Un Dirigibile (diretto)
Il Vento (soffia, e non parla)
DIRIGIBILE (alla Mongolfiera): Ma tu sei una bestia pericolosa?
MONGOLFIERA (cadendo dalle nuvole in senso figurato): Cosa? No... perché?
DIRIGIBILE: Mah, così... sembri una fiera... anche se mica tanto giusta, eh, anzi sembri piuttosto una mongol-fiera! Hahahaha! (si squassa nell'elio)
MONGOLFIERA (indispettita): Tzé. Pallone gonfiato! (se ne va con il vento)
(zavorra)
lunedì 28 aprile 2008
mercoledì 23 aprile 2008
domenica 20 aprile 2008
Le mie prestazioni fisiche hanno un rendimento proporzionale all'odio che ho in corpo. E' un dato interessante. I muscoli si tendono con alternanza ritmica, senza un pensiero, senza sforzo perché niente in me si dà pena di rilevare quello sforzo, tutto è volto altrove, a quell'odio traboccante ora così difficile da nascondere.
E lentamente, senza pensare, al ritmo del mio sangue, in modo incosciente ed indolore mi riconquisto, mi riavvicino, mi riappacifico con me. (schizofrenia? me lo chiedo sempre più spesso)
Io, la mia bici, nella notte. Meno male. Forse sì, forse c'è ancora qualcosa di bello.
martedì 15 aprile 2008
Ci credevo.
Ci speravo.
Dai, non ci pensavo neanche troppo, preso com'ero da altre faccende, altrimenti avrei sospettato quale sarebbe stato l'esito.
Epperò così...
Così no.
No.
Che schifo.
Disgusto.
Delusione cocente.
Bruciante.
L'umore è funereo, ora.
Astioso, pure.
Piove, governo ladro.
E andate a 'fanc* "concittadini".
martedì 1 aprile 2008
lunedì 31 marzo 2008
venerdì 28 marzo 2008
Non c'era un appuntamento, no, e nemmeno un qualche motivo per pensare - ragionevolmente - una cosa simile. Ma c'era quella certezza. E c'era quel piccolo regalo, nella mia mano. Ci saremmo scorti tra la gente, avremmo incrociato gli sguardi, i sorrisi. Ti avrei dato quel regalo e al suono della tua risata avrebbe riso il mio cuore.
Ne ha bisogno, di ridere, il mio cuore.
Ma poi ho guardato in giro, e tu non c'eri.
E quella cosa, nella mia mano, si faceva sempre più pesante, sempre più bruciante, sempre più difficile da spiegare.
E chi potrebbe capire ormai è lontano.
Vorrei chiamarti, ora, subito, e sentire la tua voce sorridente. E sentire la tua voce che sorride a me. Ma il tuo numero non è sotto il tuo nome, ed io non posso ritrovarti.
- - -
Se solo io volessi diventare grande...
giovedì 27 marzo 2008
(Ecco. Ha visto, signorina, che ho pensato a lei? E lo so che non potrò mai essere il suo affascinante principe azzurro, ma sono pur sempre blu - mica niente! - e si ricordi che posso far mia finanche la bellezza, quando mi accade di non sembrare più me.)
(che poi è proprio necessario somigliare a se stessi?)
lunedì 24 marzo 2008
Credo che sia il libro più straziante ch'io abbia letto. Ve ne faccio dono, a voi cialtroni, a cui oggi voglio particolarmente male.
Non è vero. Voglio male solo a me.
giovedì 20 marzo 2008
mercoledì 19 marzo 2008
lunedì 17 marzo 2008
domenica 16 marzo 2008
mercoledì 12 marzo 2008
Pensavo fosse amore, invece era un telaio
Ci siamo studiati per un po'. Ci siamo osservati, pensati, toccati. Abbiamo fatto ricerche e poi abbiamo atteso il momento giusto. E quando finalmente ci abbiamo provato - e ci siamo letteralmente saltati addosso - ci siamo scontrati con la dura realtà. (no, maramaldi, non sto parlando del pavimento)
Così come siamo, tra noi non può funzionare. E il limite è mio. Lui è troppo grande.
Ci siamo guardati a lungo, cosci della situazione. Uno dei due dovrà cambiare per l'altro.
E non sarò io.
L'oscuro oggetto del desiderio se ne sta lì, paziente. L'operazione avverrà al più presto. Un day hospital, non di più. Lui sarà docile. Ma dopo non si lascerà domare facilmente. Sarà una lotta. Una guerra di conquista. E non ci sarà pietà.
Nel frattempo, in silenzio, ci amiamo.
martedì 11 marzo 2008
Giravo in mezzo a tutta quella gente aguzzando la vista, ma senza risultati apprezzabili.
Data l'inutilità dei miei sforzi ho chiesto aiuto al nonno.
Lui mi ha fatto l'occhiolino. "Sono una tomba", mi ha risposto.
Chissà se anche da vivo aveva tutta quest'ironia. Magari ci saremmo trovati bene, insieme.
Ho ripreso i miei giri, e alla fine la nonna l'ho trovata.
Se ne stava placida all'ombra di una palma. Non c'era il sole, ma non credo che a lei importasse molto.
Accanto ha un ufficiale. Ma questo al nonno non l'ho detto.
A margine di ciò, dal perimetro dell'intera vicenda, la famiglia Allegri simpaticamente ci ricorda:
ciò che sarete voi
noi siamo adesso
chi si scorda di noi
scorda se stesso
domenica 9 marzo 2008
Colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente due persone.
Ieri mattina hanno pensato a me.
Ieri mattina mi hanno fatto un favore.
Ieri mattina mi hanno portato l'oscuro oggetto del desiderio.
E' lì, pazientemente in attesa degli strumenti appropriati.
Già lo amo.
E attendo il sole.
E al momento la gioia e la speranza e la fiducia e l'ottimismo e l'autoconsiderazione e la somma di tutte queste cose sono tali che l'attesa è bella.
Può piovere ancora un po'.
Io nel frattempo gongolo.
E mi crogiuolo.
E a voi due ragazzi - sì, proprio voi due, dai che avete capito - vi ringrazio, e vi dico che siete due tesori.
domenica 2 marzo 2008
sabato 1 marzo 2008
domenica 17 febbraio 2008
E chiariamo che io non vi sto propriamente proponendo di porvi alla lettura del libro cui il titolo sopracitato riconducesi, ma più semplicemente pongo dinanzi ai vostri occhi leggenti tale titolo corredato d'autore.
Il fatto poi che trattisi di lettura gradita riferiscesi al mio personale gradire la vostra presenza leggente lì davanti. (sì, mi sto riferendo proprio a te sai, te che stai lì davanti a un monitor con quella faccia a metà fra il nerd e il pesce lesso)
Che poi se lo volete leggere quel libro lì a me è piaciuto.
sabato 16 febbraio 2008
Di unguenti, di morte e modaiolerie varie
Quello Lì
Quello Là
QUELLO LI': Che hai fatto ai capelli? Hai messo la lacca "effetto scolpito"?
QUELLO LA': Macché. Li ho solo imbalsamati.
E già che ci sono mi augurio.
mercoledì 13 febbraio 2008
Attenti a quello che fate. Potreste finire su un blog. O su un necrologio.
Al gentile rifiuto di una di queste, seguito da un plateale moto di dispiacimento/disperazione del capotreno, il signor autista del treno lì presente commenta "mai accettare caramelle dagli sconosciuti".
Il collega verde-vestito non se lo fa ripetere due volte: "Capotreno. G****** D'*****. Ora mi conoscete!" Ilarità soffusa delle ragazze. Compiacimento del proprio status. Qua e là coscienza della naturale/artificiosa bellezza.
Durante il viaggio, da coscienzioso controllore qual è, il capotreno si premura di sincerarsi se le ragazze studino come dicono di fare. Si offre di far loro mini-interrogazioni e scuote la testa di fronte alle loro proteste. Si sta al gioco, con condiscendenza maliziosa, resa innocente dalla differenza d'età. La gioventù impone il suo tributo, gli anni che spolverano i baffi di grigio si piegano con galanteria e affettazione.
Nel ritirarsi assume lo sguardo del cavaliere errante salvatore di giovani prigioniere: "Insomma non vi lascio in pace. Eh, no, con me non si studia!"
Smancerie a parte, oggi ho visto con i miei propri occhi una donna zompare su un treno già partito. Per favore, PER FAVORE, evitate di fare queste cose. Perdetelo, qualche treno, piuttosto. Che magari si rivela pure una bella esperienza.
sabato 9 febbraio 2008
mercoledì 6 febbraio 2008
Che ne dice, doctor Freud?
Io sono un po' indietro rispetto a loro, vedo la donna parlare ma non sento cosa dice.
D'un tratto mi accorgo di una macchia rossa sui capelli della bambina. La madre le accarezza la testa, e quando ritira la mano vede il sangue. Macchie di sangue sempre più larghe coprono il biondo. Ma il sangue non è della bambina, viene dall'alto. Cola. Siamo in tre a girare contemporaneamente la testa in su.
L'uomo è molto in alto. Il cadavere è appeso a una corda, impiccato. La carne lacerata. Sventrato. Maciullato. Qual è il termine giusto? Il sangue cola dalla carne squarciata, denso, rosso scuro. E poi... e poi mi sono dovuto svegliare. Di soprassalto. Tutto qull'orrore era davvero troppo.
Dica, dottore, è grave?
domenica 3 febbraio 2008
sabato 2 febbraio 2008
In modo discontinuo e quasi fastidioso, e non me ne frega niente di quello che dice splinder ma qua son le due di notte.
E se il sole non sorgesse più?
Bel problema, direte voi. Gran casino, dico io. E che si fa?
E poi io ho voglia di andare in bici. Sì.
E allora fallo, direte voi. E allora rigore, dico io, che son pur sempre l'Incommensurabile Scettico Blu che pinciuz o non pinciuz qui faccio quello che mi pare. Il bello e il cattivo tempo.
Pioviggia.
Se non fosse che abito con altra gente sensibile ai rumori piglierei le chiavi, ciusperei la bici e me n'andrei a fare un giro. Alla faccia vostra, buffoncelli che mo' ve la dormite come cavie nelle gabbie.
State attenti a quello che vi accade. State in guardia, neh.
Quanto a me, me ne vado avanti con l'ottimismo di un dodo, e chissà che in pentola non ci finiate voi.
domenica 27 gennaio 2008
venerdì 25 gennaio 2008
Genio incompreso
Uno
Un Altro
UNO (sfogliando degli inviti): ...Roby, il Cesco, la Baby, Gianfilo...
L'ALTRO (a sua volta sfogliando degli inviti): Con Gianfilippo c'è pure la Stefania. E Eugenio?
UNO: Genio? No no, Genio no.
mercoledì 23 gennaio 2008
Delle asperità dell'italico verbo
Un Poeta
La Luna
POETA (alla Luna, che sonnecchiosa sta in cielo attendendo che finisca il turno): Chi ti ha messa in ciel, algida Luna, di', chi è mai che ti ha splesa?
LUNA (alla parola "splesa", risvegliandosi dal suo torpore): Sfacciato!
- - -
Disclaimer: io questa non l'ho capita, ma non mi preoccupo, ho sempre saputo di essere un genio incompreso.
domenica 20 gennaio 2008
sabato 19 gennaio 2008
Corollario
Parresia
Un Interlocutore Qualsiasi
PARRESIA (al telefono): ... sì, ogni tanto aggiungo qualcosa, adesso, per dire, ho già in mente una battuta su Muzio Scevola...
INTERLOCUTORE (al telefono, un altro): Su Muzio Scevola?
PARRESIA (c.s.): Sì, è una battuta daffogo!
martedì 15 gennaio 2008
"Scusi, c'è Gigi? E la C*******?"
La Madre di Muzio Scevola
Muzio Scevola
LA MADRE (sollecita e un po' oppressiva, a Muzio): Muzio, ti sei messo la crema per le mani? Sai che ce le hai delicate...
MUZIO (piccato, alla madre): Ne ho cremata solo una, mamma, va bene lo stesso?
domenica 13 gennaio 2008
E con questo vi ho citato tutti i componenti di quella parte del Grande Ciclo asimoviano i cui titoli originali presentano al loro interno il termine Foundation. Dalla prossima settimana mi volgerò ad altri autori, ché, se volessimo continuare con l'Isacco, ne avremmo fino al 2010 ed oltre (...verso l'infinito!).
see ya soon
mercoledì 9 gennaio 2008
Canzone
Messa da parte.
Bilingue (lingue non mie).
Il momento presente è tale da essere giusto per.
Caduta di stile nel blog, ma tant'è.
La depressione incalza.
saudade de um amor
when you look into my eyes
in my dreams
i'm feeling good
saudade de um amor
saudade de uma lembrança
in my days you are with me
your smiling face
your silence too
saudade
saudade
and i know
you'll be only a saudade
only a saudade
meu amor
(tutti la- e re-, qualche sol e qualche si-. Banale. Insipida. Ma la depressione toglie il pudore)