O tu che leggi, fai caso che sono le ultime 20.20 del 2020.
Ah, no, vale solo per me che scrivo.
è incommensurabile. per questo la sua descrizione è pressoché invisibile. se la state leggendo, complimenti, siete in gamba. in questo blogo vi pianto in faccia me, libri, teatralate, strampalerie grafiche et numerose altre amenità.
O tu che leggi, fai caso che sono le ultime 20.20 del 2020.
Ah, no, vale solo per me che scrivo.
PERSONAGGI:
Tommaso
Simone
Giovanni
Levi
Giacomo
Filippo
altri (che non parlano)
Ambientazione: una montagna della Galilea, intorno al 28 d.C.
TOMMASO (dubbioso): Ci siamo tutti? Mi sembra manchi qualcuno...
SIMONE (serio): Ho qui la lista: io, tu, Andrea, Giovanni, Giacomo, l'altro Simone, l'altro Giacomo, Filippo, Bartolomeo, Giuda Taddeo, e Levi.
GIOVANNI (entusiasta): Fantastico, siamo 11, possiamo fare una squadra di calcio!
LEVI (preciso): Ha ragione Tommaso, dimentichi l'altro Giuda.
GIACOMO (sbuffando): L'Iscariota? ah, se c'è anche lui a posto siamo!
FILIPPO (sagace): No, semmai apostoli.
(parabole)
Ora, se voi pensate che adesso andrò a raccontarvi la storia del gatto, ebbene, non avete capito un tubo di questo blog. E nemmeno dei gatti.
In particolare, riguardo a questa seconda cosa, è assurdo che un gatto vada a raccontare la propria storia a un umano. Per quale motivo dovrebbe farlo? Ammettiamo che si tratti del padrone di quell'umano (sì, intendo il bloggatore). L'umano non conosce ancora il suo padrone, perché evidentemente è cresciuto in cattività, nella sua bella gabbietta pulita (?), dotato di cibo, di un luogo deputato all'eliminazione degli scarti, di un giochino per passarsi via. Il computer è uno dei giochini preferiti per gli umani, in grado di tenerli occupati per ore, assopendone eventuali istinti sgradevoli, ma anche, a seconda del settaggio del computer, in grado di amplificarne aspetti animaleschi. Ad esempio, gli umani da combattimento vengono spesso allenati con computer opportunamente adattati, che li portano ad accrescere l'aggressività eliminandone in buona parte l'istinto di conservazione. Non tutti i proprietari di umani sono in accordo sull'utilizzo di questi metodi, ed esistono associazioni che propongono di decretare l'illegalità dei combattimenti tra umani.
Tornando al nostro umano-bloggatore, è evidente che a lui era stato fornito un computer semplicemente atto a fargli passare il tempo. Tuttavia l'umano appariva gravato di una certa noia, al che il gatto potrebbe aver pensato di cambiargli ambiente, il che spiega lo spaesamento del bloggatore nel trovarsi davanti un pianoforte (un umano al pianoforte è sempre un apprezzato elemento di arredamento) o una "casa" a lui sconosciuta.
Ora, fin qui tutto nella norma. Un buon gatto vuol bene al proprio umano, e cerca di rendergli la vita confortevole. Il fatto che il gatto in questione possa essere arrivato a raccontare all'umano la propria storia, ecco, questo inizia ad essere un po' troppo fuori dal normale, e dunque eviterei di scriverne oltre, per non essere denunciato alla Buoncostume.
Curioso, quel gatto. Il problema era da dove fosse entrato. Non c'erano porte o finestre aperte, quindi non poteva che essere passato dal buco della serratura. O dal camino, sempre che ce ne fosse uno.
Il blogger si guardò attorno perplesso. Non fece però in tempo a domandare "in che accidenti di posto mi trovo?", frase che avrebbe pronunciato con modi da smargiasso (probabilmente al fine di impressionare il gatto), che il felino, con un qual certo fare garbato, iniziò a raccontare la sua storia.
Stava fissando lo schermo già da un po', sfiorando distrattamente il mouse ogni tanto, giusto per mantenerlo acceso. Si stava annoiando di tutto quello scrivere autoreferenziale. Ci voleva una complicazione, un'avventura.
Stava rimuginando sul termine avventura, quando si rese conto che in casa era entrato un gatto. Doveva essere entrato senza far rumore, a passi felpati, cosa che giustamente ci si poteva attendere da un felino, e ora era seduto sul tappeto davanti al divano, con aria noncurante.
Se dovessimo definire Dante con tre "p" che cosa diremmo? "Poeta", senz'altro, lui è il sommo. "Parlatore"? Chi può dirlo? Magari balbettava, o s'intimidiva, o provava quella lieve stizza un po' snob tale da non desiderare di mettere gli altri a parte delle proprie parole (quante "p", qui! un'allitterazione!).
"Partigiano"? Questo sì. Da buon ghibellino lo si potrebbe ben definire di parte. E, per inciso, partigiano ma non "parmigiano", ch'egli era fiorentino, e lì di 'p' non ve ne sono.
E allor che altro? Prosatore? Pagliaccio? Pittore? Picaresco? Pittoresco? Papà?
Sì, Dante era papà. Anche se della sua posterità (Pòstero?) poco ci s'immischia, liquidata in una riga, o poco più, sull'enciclopedie.
Ma senz'altro "padre" - sì, sì, state quieti lì voi che saltellate con la mano alzata strillando "è il padre della lingua italiana!" -, questa la terza "p".
Dante: il padre, il poeta, il partigiano.
Sempreché, come si diceva, si volessero applicar tre "p" (a) Dante.
Trepidante.
Come il Pinciuz, quando apprende che oggi è il 10 10 2020. E non tornerà mai più.
Ho capito i danni del fumo durante una lezione di Paleografia latina.
E sì che l'attenzione non m'era mai mancata.
Notevole. E un po' bizzarro.
Affrancàtosi da tediose sequenze numeriche, il bloggatore si trovò -neanche a dirlo- in panne. Cosa scrivere? Di cosa occuparsi? Era forse lo scetticismo, tale da fare di lui un titolato in merito, sufficiente a giustificare delle manciate di parole buttate giù alla bell'e meglio? D'altra parte, era necessario giustificare? Insomma, chi aveva stabilito che bisognasse proprio ingraziarsi il pubblico? E quale pubblico, poi? C'era qualcuno là, a leggere quella spolverata di caratteri sullo schermo?
Personaggi:
La "m"
La "d"
La "a"
La "h" che non parla
LA "M": (timidamente) E me?
LA "D": (imperiosa) Di'!
LA "A": (senza alcuna voglia di ascoltare) Ah...
LA "H": muta
(inchiostro)
Se ne stava lì già da un po', a giochicchiare con la tastiera, inventando pseudo-ipocoristici verbali, con malcelata indifferenza allo schermo e altalenante attenzione a tutt'altre - plurali - cose. Ed ecco, in una pallida sera, la resipiscenza: gli era sfuggito il 2 luglio. Decretatasi da sé la fine della tradizionale precessione mensile del post annuale, si rasserenò, assumendo d'aver conquistato una maggior libertà tematica. S'impose di porre un argine alla già rutilante entropia, e pubblicò.