mercoledì 10 novembre 2010

Inutili azioni

Personaggi
A
B

Scena
Davanti ad un piatto di penne rigate. A regge una forchetta con infilzato un fusillo.

A (rivolgendosi a B) - Hai visto?

B - Sì, è un fusillo.

A - No.

B - E cos'è allora?

A - Nessuna idea?

B (furbescamente) - Un outsider.

A (serio) - Non scherzare. Questo è l'inizio di un'invasione aliena.

B (dandogli corda) - Ah, sì?

A - È così.

B - E cosa intendi fare?

A (lo mangia) - Chomp.

B - ?

A - Quando usciranno dalla loro astronave, voglio che si ritrovino in un mondo di merda.


(digestione)

lunedì 4 ottobre 2010

Fatti di famiglia (un dialogo)

- Hai sentito di Emilio Miglio? Ha lasciato la fabbrica di maglie alla moglie Amalia.

- Emilio è il migliore. E la filiale?

- Alla figlia Ale.

- Quella meraviglia!

lunedì 27 settembre 2010

oggi ho realizzato, con una consapevolezza che non pensavo potesse appartenermi, che non mi piace il lavoro che faccio.
è inutile, non mi piace.
eppure dovrebbe, a pensarlo mi dico che proprio quel lavoro lì, per cui mi pagano, mi dovrebbe proprio piacere.
ma no.
niente.
è un lavoro arido, meccanico, utile per carità, ma non è il lavoro che voglio fare io.
perché non c'è l'io in questo lavoro, ed è perfettamente indifferente l'identità del proprietario della mano che pigia i tasti del computer.
e non posso nemmeno pensare, chè la meccanicità non è standard, e richiede molta attenzione e un minimo di ragionamento.
che palle.
io voglio lavorare per la lego.
ecco, l'ho detto.
voglio allestire mostre di design nel centre pompidou, rastrellare i giardini del palazzo dell'imperatore del giappone, girare il mondo con il cirque du soleil e costruire nuovi modelli di sviluppo economico.
voglio trovare la cura per il cancro, diamine!
e inventare una lingua nuova.
e voglio provare cosa significa essere soddisfatti di sè.

lunedì 23 agosto 2010

impensabile.
c'è una persona. in turchia. ha un ipho*e. naviga in internet.
e capita qui.
sì, proprio dove stai leggendo tu.

ecco, queste son cose che a raccontarmele non ci credo.
eppure è così.

sabato 7 agosto 2010

arrivo all'interno dell'edificio, e, come prevedevo, mi viene incontro lei. mi sta antipatica, da sempre, e la cosa è reciproca. mentre la vedo avvicinarsi ripasso la risposta che le darò: devo consegnare un pacco. già, e se mi chiede a chi? sento la tensione. semplice, le dirò che non ricordo il nome, e che è scritto sul foglio di accompagnamento, che ho lasciato al portiere. il portiere stesso mi ha detto di portare il pacco nella stanza in fondo all'ultimo corridoio del piano più basso dell'edificio.
ora che lo scrivo mi rendo conto di quanto tutto ciò sia inverosimile.
lei, l'antipatica, annuisce e mi accompagna. il pacco è su un carrello. è una scatola di cartone, il doppio di una scatola da scarpe, rosa. non mi pareva pesasse tanto, ma di fatto è sopra questo carrello che io spingo. lei cammina a fianco del carrello.
prendiamo un ascensore e poi un altro. arriviamo al piano più basso, quindi all'ultimo corridoio, che percorriamo fino in fondo.
finalmente mi apre la porta dell'ultima stanza. io non entro neppure, dò una spinta al carrello che così scivola dentro. lei chiude, e torniamo indietro. risaliamo e mentre siamo chiuse in ascensore inizio ad avere paura. com'erano i patti? a una certa ora scatta? o quando telefono io? non mi ricordo... finalmente siamo fuori. ci salutiamo, io e lei, con finta cortesia. mi allontano un po' nella piazza, arrivo al porticato di fronte. ancora non è successo niente. allora telefono, dico che è tutto a posto e che siamo fuori. bene. ho ancora il telefono in mano, riconosco una persona seduta nel cinema che si apre lì di fronte a me, faccio due passi in quella direzione quando un rombo seguito da grida mi fa voltare, giusto in tempo per vedere l'Esposizione Universale sgretolarsi e crollare. la gente urla e scappa, e io mi lascio prendere dal panico collettivo. so benissimo che non c'era nessuno là dentro, tutto era studiato a puntino perché nessuno si facesse male, ma realizzo in un attimo che la bomba che ho lasciato poteva, potrebbe tuttora, causare altri danni non previsti. la Basilica Palladiana è proprio a fianco dell'Esposizione... e se crollasse anche quella? cos'ho fatto? e poi perché? mentre corro con gli altri per allontanarmi sudo freddo. mi fermo al semaforo rosso e quindi penso a far perdere le tracce.

lunedì 12 luglio 2010

Colazione

Luglio. Sabato. Mattina. Ore 8.30.

In cucina.

LEI: Posso finire il caffè?

LUI: India.

LEI: ---

LUI: ---

LEI: ---

LUI: Scusa, cos'hai chiesto?



(moka)

domenica 30 maggio 2010

straniamenti

in tiwù dicono che a istambul piove. istintivamente giro la testa verso la finestra per guardare il cielo, poi torno a guardare la tiwù, vergognandomi un po'.

lunedì 26 aprile 2010

Storici equivoci

IL GENERALE DEGLI ASSEDIANTI
IL CONTE DEGLI ASSEDIATI

GENERALE (nell'accampamento, tra sè e sè): Le nostre provviste scarseggiano... ormai siamo alla resa dei conti.

CONTE (dal castello, a gran voce): MAI!


(stallo)

venerdì 12 marzo 2010

Per fortuite coincidenze, vedo la Bellezza ogni giovedì.
La vedo per pochi minuti, o anche meno, perché spesso per la maggior parte di quei minuti ne posso soltanto intuire la presenza al di là di un muro. Ma che siano dieci secondi o dieci minuti, la vedo, la Bellezza.
L'osservo con occhi d'amore, ma non ne ricevo che mezzi sguardi frettolosi e indifferenti, perché la Bellezza non ha alcun interesse per me, né mi vuol guardare con occhi d'amore, ma mi saluta per un riflesso di conoscenza.
Oppure, io mi dico, è per timidezza. Perché la vera Bellezza non può che esser pudìca.

lunedì 8 marzo 2010

cronaca di una simpatica domenica

sveglia con calma
mattinata rilassante di lettura
pranzo
riposino dalle 14 alle 18
un po' di buona tivvù
impoltrimento preprandiale
cena
e poi finalmente a dormire...

lunedì 15 febbraio 2010

lascio tracce di me. le spargo (quasi) a mani piene, nella convinzione di non fare niente di male. sono in pausa, posso, no? nessuno ci rimette, se proprio vi lascerò il mio otto per mille. contenti?

(bah)

sabato 30 gennaio 2010

giusto per non lasciare discorsi in sospeso, che già i panni stesi sono una bella fila, e chissà mai quando s'asciugheranno.
l'ultimo libro letto nel 2009, al numero 17 della lista, fu: "la casa da tè alla luna d'agosto" di vern j. sneider.
e così decreto la mia mancanza nei confronti del mio proposito. e me ne dispiaccio. ma moderatamente.

l'anno nuovo iniziò senza propositi. ma già che c'eravamo ci leggemmo il "diario di una schiappa" di jeff kinney.
confermo. è una schiappa.

poi, giusto per darci un tono, deliziammo il nostro palato di lettori con "la nube purpurea" di matthew phipps shiel. da leggere. magari non proprio subito dopo mangiato. ma da leggere. magari date un'occhiata anche alle note biografiche dell'autore, che sono interessanti.

(non sono proprio in vena di scrivere. non so se si nota. ma queste cose le volevo proprio scrivere, così quando torna la vena posso dedicarmi ad altro. eh, già.)