martedì 21 marzo 2006

Primavera

E' giunta. Quindi prima era disgiunta. Giusto per fare un esempio di primavera disgiunta citerò Adelberto Cervini, il poeta milanese del bar di via Londonio:
Mi intrufolo fugace nella notte
sagace è il sogno degli eterni campi
rotolar di botoli fischianti
la prima vera prova del coraggio.
E' l'ultima strofa di "Ardimentoso sopore", e le strofe precedenti sinceramente non le ricordo, comunque la potete trovare nella raccolta "L'armigero stanco", edita dai Poeti Riuniti nel 1924.
Buona lettura e buona primavera.

giovedì 16 marzo 2006

Il morbo

Il morbo mi colse! Sventura su di me!

Mi prese alla gola morboso e ammorbante e con passo felpato m'indusse suadente a sostare ammorbato nel letto morente. Il morbo spaziante nel cavo espirante mi rese affannoso e assente di fiato. Il morbo penoso di forze affamato, il morbo - malnato! - assai dispettoso. Il morbo mi tenne nel letto ancorato, distante dal luogo codesto, eppur torno! Il morbo graffiato, eroso, limato, il morbo aggredito è ormai debellato. E torno vincente esultante ammirato, e sfolgoro indenne da voi evocato.

martedì 7 marzo 2006

Posto invece che aggiungere commenti perchè mi piace di più. (e poi il blog è mio)

In primis: i vostri commenti, il fatto stesso che ci siano dei commenti e il modo e il tono con cui essi mi commentano già di per sè nutrono ipercaloricamente il mio narcisistico ego... confermando peraltro il mio colore blu, difatti sto di fronte allo schermo facendo la ruota come un pavone, e i pavoni, lo si sa (lo si sa?) sono blu.

Rivelo l'arcano: "scettico blu" non è altro che un modo di dire. La definizione la trovate digitandolo su google alla prima pagina che detto gògle vi dà, l'origine è invece spiegata nella seconda pagina che detto gùgol vi dà. Il perchè io l'abbia scelto risiede invece nel mio esser scettico, e nell'eufonia dell'accostamento vocale dei due significanti.
Peraltro mi aggradono tutti i colori, e non ho particolar predilezione per il blu. Mi appassiona anche tutta la musica e tra i duecento generi musicali per cui ho predilezione figura anche il blues. Conosco pressochè a memoria la Rapsodia in blu (la mia amata bicicletta si chiama così), canticchio - sometimes - "blu blu l'amùr sé blu", non ho mai visto il Danubio nè Lineablu. Quando mi arrabbio seriamente (raro) tendo al rosso.

Il fatto che Cirano formuli ipotesi sulla mia statura mi fa imbestialire. Ma, si sa, le bugie hanno il naso lungo.

lunedì 6 marzo 2006

Parliamo di un argomento interessante...

...parliamo di me!

In effetti non scrivo mai di me. Precisa scelta contenutistica voluta con fermezza dai redattori di questo blog. Scelta consapevole, di fronte alla quantità sconcertante di blog presenti in rete su cui autori remoti vomitano senza ritegno le loro improbabili vite felici o infelici (più spesso infelici)... Insomma, un surrogato di diario. Ebbene, io ho già il mio Zibaldino per scrivere la mia vita, e qui mi voglio differenziare! Voglio un tema, un'identità, una personalità riconoscibile... voglio interpretare un personaggio.

Almeno, questo è quello che volevo.
Pensavo fosse facile.
Non lo è.
Quando parlo da solo (peraltro spesso) sono logorroico, e posso infilare un tal numero di sciocchezze l'una dietro l'altra che neanche il prode Odisseo con il suo arco... (vedete? già s'abbozza l'inizio di uno sfoggio d'oratoria sull'Ulisse) Ma quando mi siedo di fronte al monitor: il nulla. Fatico a trovare argomenti. O meglio, fatico a trovare argomenti qualificanti per lo scettico blu (che pure sono!)... e così oggi mi sono "rassegnato" a scrivere di me. Altro particolare: quando sproloquio in solitudine, siccome cactus nel deserto, lo faccio sempre come se avessi di fronte un più o meno nutrito uditorio. Idem quando scrivo (anche sul mio zibaldino).
Sì, insomma, sono un pagliaccio (felice di esserlo).
E allora tanto vale adeguarsi all'andamento comune dei blog, scrivo di me, per la gioia dei miei numerosi lettori, e delle mie ancor più numerose lettrici!

E come guitto su di un palco prigioniero
m'inchino alle vostre persone e vi ringrazio
se un battito di mani e una moneta
col vostro lieto riso avrò strappato.

giovedì 2 marzo 2006

In nome del mio sosia

Avete mai notato come le persone s’assomigliano? Non dico i fratelli o i parenti… nemmeno cani e padroni… io dico, persone senza alcun grado di parentela, che magari non si sono mai viste né conosciute, di età diverse…etc. etc. (salut). Eppure queste si assomigliano, a volte sono perfino uguali! E non sto parlando del fisico, ma dell’atteggiamento: il modo di parlare, di ridere, di muovere le sopracciglia, le espressioni del volto e il modo di gesticolare e di guardare in qua o in là… A volte la somiglianza è soltanto vaga, a volte invece è proprio un’uguaglianza, spesso anche accompagnata da simili caratteristiche fisiche (parlo di caratteristiche generiche, ad esempio la tendenza all’accumulare ciccia o alla magrezza… ora che lo scrivo mi sovviene che sono proprio quelle caratteristiche che spesso in qualche modo si possono associare al carattere…) E così, un sacco di persone che conosco si somigliano tra loro (senza saperlo). Avevo pensato e progettato di stilare un “catalogo dei tipi”, ossia di tutti i tipi di persone, ma l’impresa si presenta alquanto ardua e tempòfaga. Avevo infatti iniziato a stilare una prima lista (mentale), un abbozzo… accorgendomi, arrivato al venticinquesimo tipo, di star facendo l’appello dell’ultima classe scolastica che mi annoverò tra i suoi membri… ripensando alle altre classi trovavo qualche corrispondenza, ma poche, e quindi, solo considerando le persone conosciute in età scolare, mi verrebbe una rubrica telefonica… Forse sarebbe più facile elencare soltanto i “sosia” da me incontrati, con distinzioni tra sosia perfetti e solo somiglianti o vaghi…

Il bello della questione è che se io conosco una persona nuova, e la scopro sosia di una mia precedente conoscenza posso già stimare, con approssimazioni ragionevoli variabili da caso a caso, se mi ci troverò bene o meno, arrivando ad ipotizzare empatie anche non superficiali… quantomeno, saprò cogliere meglio i suoi gesti, spie delle sue sensazioni, di tranquillità, agio o disagio, che io (cogliendolo grazie ad un’insospettabile conoscenza del suo carattere, ricordate che ci siamo appena conosciuti) potrò facilmente dissipare facendo il gesto giusto al momento giusto. Bello, no?