martedì 30 dicembre 2008

perdi la cognizione del tempo quando leggi. è mattina perché *lì* è mattina. è sera quando *lì* è sera.
sei a new york in primavera a mezzanotte, e appena chiudi il libro ti accorgi che sono le 10.44 del 30 dicembre. in italia. ed è quasi inspiegabile.
soffri perché il personaggio soffre ed esulti quando vince. ti ubriachi con lui (o lei, che sia), odi o ami, piangi o ridi. ti compiaci della sua furbizia.
la tua vita ha un senso. è lì. è fatta. è già scritta.

ho ricominciato a leggere di brutto. e mi piace da impazzire.

giovedì 18 dicembre 2008

Monologo del minimo sistema

Personaggi:
Il Sistema Immunitario
Voce fuori campo

VOCE FUORI CAMPO: ...e così tra un po' è Natale...
SISTEMA IMMUNITARIO: Iuhu! Vacanza!



(antipiretici)

lunedì 1 dicembre 2008

arrivo alla stazione con fatica. il passo è molto più lento del solito, ma deciso. cammino guardando dritto davanti a me, la mente occupata da quel dolore sordo alla cassa toracica. non posso respirare profondamente, così calibro ogni respiro.
quando finalmente sono sul treno mi lascio cadere nel primo posto vuoto in direzione di marcia. c'è parecchia gente, ogni posto viene presto occupato, ma nessuno resta in piedi.
davanti a me due cinesi, un uomo e una donna, intervallano brani di conversazione a tentativi di dormire.
accanto ho un cingalese, anche lui tenta di dormire.
tengo la schiena e la testa saldamente appoggiate allo schienale. chiudo gli occhi. prendo fiato.
"non svenire, non svenire, non svenire..." la gente è occupata a chiacchierare, non si accorgerebbe di me. eppure, l'idea di avere un collasso qui mi terrorizza. non voglio, no. voglio tornare a casa.
chissà che faccia ho. mi guardo le mani. sono bianchissime, un bianco innaturale. richiudo gli occhi.
d'un tratto mi assalgono le lacrime. che accade? le sento lì, battere pesantemente, gonfiarmi gli occhi. no, no, no, devo resistere, non ha senso che mi metta a piangere qui, no! cerco di rilassare ogni muscolo, se stringo le palpebre è finita. le ciglia stanno resistendo virilmente a questo attacco, quando l'occhio destro cede. la lacrima scivola insensata lungo la guancia, gli occhiali la occultano solo per poco.
alzo la mano e con la maggior noncuranza possibile l'asciugo, apro gli occhi, sembra che nessuno se ne sia accorto. i cinesi dormono, nell'altra fila di posti le ragazze rivolte verso di me proseguono la loro conversazione.
recupero un fazzoletto dalla borsa, fingo di soffiarmi il naso e mi asciugo gli occhi.
è solo stanchezza. solo stanchezza. solo stanchezza.