mercoledì 20 dicembre 2006

Due grandi personaggi

Colleghi e amici, quando per caso vengono a sapere che io leggo volentieri le storie di Paperino, ridono di me, quasi fossi rimbambito. Ridano pure. Personalmente sono convinto che si tratta di una delle più grandi invenzioni narrative dei tempi moderni.

Lasciamo pur stare la vertiginosa fantasia e ingegnosità delle vicende, ammirevoli in un mondo dove la regola quasi sovrana dei romanzi è la noia. Sono i due protagonisti, Paperino e Paperon de’ Paperoni, a fare la gloria maggiore di Walt Disney. La loro statura, umanamente parlando, non mi sembra inferiore a quella dei famosi personaggi di Molière, o di Goldoni, o di Balzac, o di Dickens.

L’uno e l’altro li conosco ormai benissimo, data la lunga frequentazione. E non mi hanno ancora stancato. Perché? Perché non si tratta di caricature, di macchiette, che reagiscono meccanicamente alle varie situazioni secondo uno schema prevedibile. Come appunto i più geniali personaggi della letteratura romanzesca e del teatro, essi sono, con tutti i loro indistruttibili difetti, creature ogni giorno e in ogni avventura un po’ diverse da se stesse; hanno insomma la variabilità, l’imprevedibilità, la mutevolezza tipiche degli esseri umani. E per questo riescono affascinanti. E universali.

Consideriamo per primo Paperon de’ Paperoni. È uno spilorcio al mille per cento. In fatto di dollari non ammette debolezze o eccezioni, mai. Se è di buon umore vuol dire che è in arrivo un buon carico di sestilioni, se ha la luna vuol dire che gli è stato sottratto qualche cent. Se è generoso, - raramente ma capita, - è generoso perché la poca grana che sgancia è servita, o servirà, a guadagnare cento, mille volte tanto. Intendiamoci, io posso anche aver dimenticato, però in tanti anni che lo pratico, mai che abbia avuto un gesto di bontà veramente disinteressato. Eppure non riesce antipatico.

Come mai? L’usuraio Scrooge, da cui nella versione originale ha preso il nome, il protagonista del Racconto di Natale di Dickens, era poco odioso, prima della conversione? Se lo avessero derubato fin dell’ultimo penny, a chi sarebbe dispiaciuto? Se fosse andato in malora, chi non lo avrebbe trovato giusto? Con Paperone è tutto un altro discorso. Quando la famigerata banda Bassotti trama una diabolica macchinazione per vuotare la leggendaria cassaforte paperoniana, il lettore, anziché sperarne il successo, comincia a stare in palpiti. E alla fine, allorché il complotto inevitabilmente fallisce, tira un sospiro di sollievo. Come si spiega questa contraddittoria reazione del lettore, anche se è la persona più onesta di questo mondo?

Le ragioni, secondo me, sono due. Primo, Paperon de’ Paperoni, pur essendo il re degli arpagoni, non è arido come Scrooge. Crudele magari, ma non arido. È capace di soffrire, è capace di piangere, e quando piange (per la perdita di un soldo) fa pena come un bambino maltrattato. Inoltre ha l’ambivalenza, la ambiguità anche, la volubilità di tutti noi uomini. Felice e infelice nello stesso tempo, furbissimo e ingenuo, impassibile e collerico, coraggioso e vigliacco. È un personaggio vivo, insomma, persuasivo, simile a tanti di noi.

Secondo: ciò che soprattutto lo rende simpatico è la sua eroica fermezza e inflessibilità d’avaro. Nel nostro mondo industriale, dove tutti i ricchi sembrano vergognarsi dei loro capitali, e si allineano con la cultura di sinistra, e invitano alle loro feste coloro che proclamano apertamente la loro intenzione di spogliarli, è confortante incontrare un plutocrate che, senza pudori, ostenta lo splendore dei suoi miliardi, e se li tiene bene stretti, determinato a non farne parte con nessuno, e disprezza i poveracci che non sono stati capaci di fare quello che ha fatto lui. Una carogna, un maledetto, un mostro, non c’è dubbio. Però un capitalista di carattere, finalmente. Che sarà odiato sì dai nullatenenti, in fondo però rispettato molto più dei colleghi pusillanimi e camaleonti.

Ma ancora più simile a tanti di noi è Paperino, carattere veramente universale e, per certi versi, specialmente mediterraneo. Dio mio, quanti Paperini vivono, lavorano o fanno i lavativi attorno a noi. Anche lui è un miracolo, creativamente parlando. Possiede tutti i peggiori difetti di questo mondo, ancora più di Paperone, eppure anche lui riesce inesorabilmente simpatico, e i suoi successi (rarissimi) sono anche nostri successi, le sue disgrazie affliggono anche noi. Vediamo un po’. Paperino è prima di tutto un lazzarone, per cui il lavoro è la più triste condanna. Paperino è di una presunzione addirittura grottesca, a sentir lui nessuno lo supera in bravura, intelligenza, coraggio, vigore fisico. Paperino, come del resto il suo ricchissimo zio, è sempre pronto all’inganno e al raggiro, pur di sistemarsi in qualche modo. Paperino, così baldanzoso in ogni vigilia, al momento buono è la pavidità, la fifa personificata. I suoi vizi insomma sono tra i più miserabili e meschini. Come si spiega che ottiene sempre la nostra indulgenza? Il motivo, secondo me, è molto semplice. Anche se ciascuno di noi è più laborioso di Paperino, più onesto, leale, coraggioso, ciononostante vede istintivamente in lui un fratello minore, un fratello, se si vuole, più disgraziato. Paperino è il campione delle debolezze e delle viltà che inevitabilmente germogliano qua e là nel nostro animo, anche se poi siamo capaci di annientarle. Paperino è il poltrone astuto, quello che cerca di non pagare mai il dazio, quello che sogna impossibili glorie e, non raggiungendole, si sente defraudato, Paperino è la falsa vittima di tutte le ingiustizie, il conculcato, l’incompreso. Artisticamente, ottiene tuttavia questo meraviglioso risultato: che noi, specchiandoci in lui, nel segreto del nostro animo ci riconosciamo, ma nello stesso tempo ci sentiamo migliori.


Dino Buzzati, 1970

mercoledì 13 dicembre 2006

Il tetracordo

Il problema quando si compra un ukulele non è tanto trovare chi te lo venda quanto riuscire a camminare per la strada senza che chiunque ti legga in faccia che hai comprato un ukulele.
Vero è che la maggior parte delle persone penseranno semplicemente che ti è capitato qualcosa di meraviglioso, e solo pochi eletti capiranno la natura di quell'evento.

martedì 12 dicembre 2006

L'arzigogolo danzante
sa dribblare tra la gente

lunedì 9 ottobre 2006

Roarr!

Mi sono appena svegliato e mi sento veramente un leone!

Già.
Bene.
Ma in fondo...
Anche no.
Quasi quasi...
No, dai.
Temevate rimettessimi a dormire? Sbegliaste! Decisi di affaccendarmi occupandomi variamente. Altresì considerando che ritrovomi in autunno. Urge dunque prepararmi per l'inverno. Ché l'inverno, si sa, si va in letargo.

lunedì 18 settembre 2006

Yawhn...

Sì, dai, adesso mi alzo...
Ancora cinque minuti...

lunedì 28 agosto 2006

Do not disturb

zzzzzzz...snort...grunf...eh?
no,no...sto solo pensand...
zzzzzzz

giovedì 13 luglio 2006

Dòminali!

Ma sì, parlo anch'io dei mondiali! E vi racconto com'è stata bella la finale.

Domenica sera me ne stavo tranquillo e sereno a leggere e sottolineare un libro interessante nei miei quattro metri quadri, quando dalla finestra socchiusa giunse un urlo improvviso. E scoprii un nuovo gioco: indovinare, dalle reazioni udibili della mia città, cosa accadeva contestualmente su un prato a centinaia di chilometri di distanza.
Non ne ho azzeccata una, inutile dirlo, ma la mia cronaca personale della partita è stata molto più divertente di quella originale. Fidatevi.

venerdì 7 luglio 2006

Ogni tanto mi soffermo a rimirare il mio blog, orfano di me da più di un mese, e mi domando quanti saranno i blog abbandonati nella rete... (quasi quasi... ma no, dai... ma in fondo, perché no?) Si potrebbe andare alla ricerca di questi blog e impadronisene... e farsi i discorsi indisturbati tra i commenti di un vecchio post dimenticato...
Quest'idea non mi giunge poi nuova... Ah, già! L'avete già fatto con il mio!!!

giovedì 25 maggio 2006

Uffi

Uffi uffi uffi.
Sbuffo uffi come uno stantuffo.
Mi arruffo e risbuffo!


(Dedicato all'anonimo che voleva che gli raccontassi qualcosa di nuovo, cfr. commento del 23 maggio 2006, ore 12:28)


Sì, lo so che lui voleva che vi raccontassi qualcosa di nuovo... ma questo è un post personalizzato.


martedì 23 maggio 2006

Sondaggio

Il fatto è che non so cosa scrivere. Il fatto è che ho la testa altrove, aggrovigliata ed invischiata in ben altri pensieri che poco riguardano questo blog (ma non necessariamente escludono altri blog). Imperciocché mi rivolgo a voi miei cari quattro lettori e vi chiedo graziosamente di rispondere ad alcun quesito... - vi piace questo blog?
- con quale frequenza lo visitate?

- vorreste che lo scettico s'occupasse di determinati argomenti?

solo per chi ha risposto affermativamente alla precedente domanda:
- quali?
per tutti:
- avete mai commentato?
- ma non avete un modo migliore di occupare il tempo?

- dov'eravate mercoledì scorso alle 18.37?

- chi ha paura di Virginia Woolf?
Grazie per la collaborazione. *grind*

giovedì 4 maggio 2006

Autoreferenziale

Par sia re
nel suo blog
così non è
sigh e sob.

Amari gnam

Dedicato a S&C

In cella amara
Tisia l'argivo
Non gioca per l'ira.

mercoledì 26 aprile 2006

Le belle ricorrenze...

...sono quelle in cui la tua bella città ti organizza una bella manifestazione con bella musica bellamente gratuita in memoria delle belle gesta passate.
E ti ritrovi ad ascoltare una simpatica orchestra che fa musica tzigana, che suona in onore della Liberazione di un po' di anni fa e in onore della liberazione di un po' di giorni fa... ("perchè qui sul palco, a suonare, siamo tutti coglioni") E in quella bella ricorrenza sei felice di essere un coglione in mezzo a tanti.

Le belle serate...

...sono quelle in cui la tua bella città ti organizza una bella rassegna artistica a base di bella musica bellamente gratuita. E in quella bella serata sei felice di pagare l'ici al tuo comune.

giovedì 20 aprile 2006

Stamane

Stamane, mentre con finta arte mi tagliavo i capelli, rinvenni, parte integrante della mia chioma, un ricciolo biondo, e, poco più in là, ma sempre saldamente radicati alla mia cute, dei capelli bianchi. Lo scetticismo s'impone: invecchio o ringiovanisco?

mercoledì 5 aprile 2006

Le plaisir

Ovvero: del piacere della zeta

E’ mia teoria, sostenuta ormai da tempi immemori, che nel pronunciare la lettera zeta si provi piacere. In qualsiasi modo essa venga pronunciata.

E però. Esiste una differenza sostanziale e fondamentale in questo piacere. Vi è infatti un piacere pragmatico, ed un piacere edonistico.
Il piacere pragmatico è quello che tutti noi sperimentiamo: derivante dalla pronuncia pura e semplice, che sia sorda o sonora, dell’affricativa dentale.
Il piacere edonistico è invece proprio della pronuncia romana – ma non solo – della Z. Trattasi di quel suo particolare suono strascicato, indugiante, quel perder tempo (o prender tempo) nell’atto concreto dell'esecuzione sensibile, immediatamente seguìto da una pronuncia più rapida e noncurante delle vocali seguenti, quasi a voler recuperare il tempo perso.
Un piacere edonistico, dicevo. Un gusto, tutto personale, della zeta per la zeta.

martedì 4 aprile 2006

Eureka

Scoprii, non long time ago, che il numero dei miei fedeli e affezzionati lettori aumentò. Imperciocchè mi dissi "dovrò scrivere cose più intelligenti". Già. Bene. Come fare? Non riescoci. Pensovi con intenzione e ripetitivamente applicomici senza risultati. Risultante l'ingarbugliamento infastidente dei miei tre neuroni. Due si sono attorcigliati strangolando le sinapsi, l'altro li saluta da lontano senza abbracciarli. Svolgonosi e riavvolgonosi siccome videotape. Aggrumanosi nella net, addormonosi. Che fare? Achtung, rallento l'attività on my head. Non c'è più attività. Svaniscemi l'hard disk. Fondemi la ferraglia pesante. Affogo. Facciomi forza, impegnomi. Ergo riemergo dal gorgo. Ritrovomi scrivente su schermo lampante. Ma sempre rimangon scemenze.

martedì 21 marzo 2006

Primavera

E' giunta. Quindi prima era disgiunta. Giusto per fare un esempio di primavera disgiunta citerò Adelberto Cervini, il poeta milanese del bar di via Londonio:
Mi intrufolo fugace nella notte
sagace è il sogno degli eterni campi
rotolar di botoli fischianti
la prima vera prova del coraggio.
E' l'ultima strofa di "Ardimentoso sopore", e le strofe precedenti sinceramente non le ricordo, comunque la potete trovare nella raccolta "L'armigero stanco", edita dai Poeti Riuniti nel 1924.
Buona lettura e buona primavera.

giovedì 16 marzo 2006

Il morbo

Il morbo mi colse! Sventura su di me!

Mi prese alla gola morboso e ammorbante e con passo felpato m'indusse suadente a sostare ammorbato nel letto morente. Il morbo spaziante nel cavo espirante mi rese affannoso e assente di fiato. Il morbo penoso di forze affamato, il morbo - malnato! - assai dispettoso. Il morbo mi tenne nel letto ancorato, distante dal luogo codesto, eppur torno! Il morbo graffiato, eroso, limato, il morbo aggredito è ormai debellato. E torno vincente esultante ammirato, e sfolgoro indenne da voi evocato.

martedì 7 marzo 2006

Posto invece che aggiungere commenti perchè mi piace di più. (e poi il blog è mio)

In primis: i vostri commenti, il fatto stesso che ci siano dei commenti e il modo e il tono con cui essi mi commentano già di per sè nutrono ipercaloricamente il mio narcisistico ego... confermando peraltro il mio colore blu, difatti sto di fronte allo schermo facendo la ruota come un pavone, e i pavoni, lo si sa (lo si sa?) sono blu.

Rivelo l'arcano: "scettico blu" non è altro che un modo di dire. La definizione la trovate digitandolo su google alla prima pagina che detto gògle vi dà, l'origine è invece spiegata nella seconda pagina che detto gùgol vi dà. Il perchè io l'abbia scelto risiede invece nel mio esser scettico, e nell'eufonia dell'accostamento vocale dei due significanti.
Peraltro mi aggradono tutti i colori, e non ho particolar predilezione per il blu. Mi appassiona anche tutta la musica e tra i duecento generi musicali per cui ho predilezione figura anche il blues. Conosco pressochè a memoria la Rapsodia in blu (la mia amata bicicletta si chiama così), canticchio - sometimes - "blu blu l'amùr sé blu", non ho mai visto il Danubio nè Lineablu. Quando mi arrabbio seriamente (raro) tendo al rosso.

Il fatto che Cirano formuli ipotesi sulla mia statura mi fa imbestialire. Ma, si sa, le bugie hanno il naso lungo.

lunedì 6 marzo 2006

Parliamo di un argomento interessante...

...parliamo di me!

In effetti non scrivo mai di me. Precisa scelta contenutistica voluta con fermezza dai redattori di questo blog. Scelta consapevole, di fronte alla quantità sconcertante di blog presenti in rete su cui autori remoti vomitano senza ritegno le loro improbabili vite felici o infelici (più spesso infelici)... Insomma, un surrogato di diario. Ebbene, io ho già il mio Zibaldino per scrivere la mia vita, e qui mi voglio differenziare! Voglio un tema, un'identità, una personalità riconoscibile... voglio interpretare un personaggio.

Almeno, questo è quello che volevo.
Pensavo fosse facile.
Non lo è.
Quando parlo da solo (peraltro spesso) sono logorroico, e posso infilare un tal numero di sciocchezze l'una dietro l'altra che neanche il prode Odisseo con il suo arco... (vedete? già s'abbozza l'inizio di uno sfoggio d'oratoria sull'Ulisse) Ma quando mi siedo di fronte al monitor: il nulla. Fatico a trovare argomenti. O meglio, fatico a trovare argomenti qualificanti per lo scettico blu (che pure sono!)... e così oggi mi sono "rassegnato" a scrivere di me. Altro particolare: quando sproloquio in solitudine, siccome cactus nel deserto, lo faccio sempre come se avessi di fronte un più o meno nutrito uditorio. Idem quando scrivo (anche sul mio zibaldino).
Sì, insomma, sono un pagliaccio (felice di esserlo).
E allora tanto vale adeguarsi all'andamento comune dei blog, scrivo di me, per la gioia dei miei numerosi lettori, e delle mie ancor più numerose lettrici!

E come guitto su di un palco prigioniero
m'inchino alle vostre persone e vi ringrazio
se un battito di mani e una moneta
col vostro lieto riso avrò strappato.

giovedì 2 marzo 2006

In nome del mio sosia

Avete mai notato come le persone s’assomigliano? Non dico i fratelli o i parenti… nemmeno cani e padroni… io dico, persone senza alcun grado di parentela, che magari non si sono mai viste né conosciute, di età diverse…etc. etc. (salut). Eppure queste si assomigliano, a volte sono perfino uguali! E non sto parlando del fisico, ma dell’atteggiamento: il modo di parlare, di ridere, di muovere le sopracciglia, le espressioni del volto e il modo di gesticolare e di guardare in qua o in là… A volte la somiglianza è soltanto vaga, a volte invece è proprio un’uguaglianza, spesso anche accompagnata da simili caratteristiche fisiche (parlo di caratteristiche generiche, ad esempio la tendenza all’accumulare ciccia o alla magrezza… ora che lo scrivo mi sovviene che sono proprio quelle caratteristiche che spesso in qualche modo si possono associare al carattere…) E così, un sacco di persone che conosco si somigliano tra loro (senza saperlo). Avevo pensato e progettato di stilare un “catalogo dei tipi”, ossia di tutti i tipi di persone, ma l’impresa si presenta alquanto ardua e tempòfaga. Avevo infatti iniziato a stilare una prima lista (mentale), un abbozzo… accorgendomi, arrivato al venticinquesimo tipo, di star facendo l’appello dell’ultima classe scolastica che mi annoverò tra i suoi membri… ripensando alle altre classi trovavo qualche corrispondenza, ma poche, e quindi, solo considerando le persone conosciute in età scolare, mi verrebbe una rubrica telefonica… Forse sarebbe più facile elencare soltanto i “sosia” da me incontrati, con distinzioni tra sosia perfetti e solo somiglianti o vaghi…

Il bello della questione è che se io conosco una persona nuova, e la scopro sosia di una mia precedente conoscenza posso già stimare, con approssimazioni ragionevoli variabili da caso a caso, se mi ci troverò bene o meno, arrivando ad ipotizzare empatie anche non superficiali… quantomeno, saprò cogliere meglio i suoi gesti, spie delle sue sensazioni, di tranquillità, agio o disagio, che io (cogliendolo grazie ad un’insospettabile conoscenza del suo carattere, ricordate che ci siamo appena conosciuti) potrò facilmente dissipare facendo il gesto giusto al momento giusto. Bello, no?

martedì 21 febbraio 2006

E' un bel po' che vorrei comprarmi un manuale di frenologia.
Il fatto è che ne ho visto uno in libreria.

Il che mi ha lentamente instinstillato una mania.

Per la frenologia (ia...).


Questo testo oggi mi rispecchia profondamente. E' una canzone (forse la più bella canzone), degli Asintoti Divergenti, gruppo forse non molto conosciuto, ma piuttosto apprezzato dai musicofili più eclettici (o ellittici? non saprei...). Al di là della qualità melodica e dell'originalità, il testo di questa canzone mi ha sempre colpito... e in particolare, oggi mi rispecchia fedelmente. Ciò che mi trattiene dall'acquisto di un manale di frenologia è il fatto che si tratti proprio di un manuale di frenologia. Chiarisco: io a codesta pseudoscienza non ci credo, e non tanto per le personali convinzioni del caro Alessandro (Manzoni, N.d.S.) ma per mia personale convinzione. Ergo, l'acquisto del suddetto manuale non sarebbe finalizzato all'uso di esso, quanto alla soddisfazione di una curiosità (per altro, morbosa, come ben sottolineano gli Asintoti Divergenti). E tuttavia mi perplime il fatto che, una volta apprese le teorie frenologiche, le mie interrelazioni con gli esseri umani ne potrebbero venire seriamente influenzate... come potrò impedirmi di pensare "costui è brachicefalo, meglio non fidarsi!"... d'altronde, basterebbe non guardare la gente. Ergo i rapporti virtuali non ne possono venire inficiati.

E però rimango scettico.

giovedì 16 febbraio 2006

manifesto

Manifesto l'intenzione in potenza, ma oramai in atto, di aprire codesto blog.

Ma questo blog, poi, esiste? O è solo una percezione della mia mente? (la quale mente, programmaticamente, non può che mentire, essendo essa azione connaturata ad essa mente nonchè sua precipua figura etimologica) Sulla suddetta (suscritta) cosa sono un po' scettico...

La "figura etimologica" è una forma retorica, nota anche sotto il nome di "accusativo dell'oggetto interno".

Rendo noto, o manifesto, se preferite, a tutti coloro che inciamperanno in questo spazio virtuale (ma allora lo vedi che in realtà questo blog non esiste!) che esso è da me creato accresciuto e gestito in piena libertà e con assoluta indifferenza ai vostri personali gusti letterari e bloggistici. Non mi sia pertanto fatto alcun rimprovero per quanto seguirà temporalmente (e precederà spazialmente).