venerdì 4 dicembre 2020

(più natalizio di quanto sembri)

Ci sono questioni spinose che prima o poi vanno affrontate. Per una di queste, il momento di parlarne è giunto, inutile temporeggiare oltre. Pertanto, se il bagno è libero, ci concediamo un po' di spazio per parlare di cibo. Cessate di sbarrare gli occhi, ho proprio scritto "se il bagno è libero".
Già, perché la questione non è tanto l'assunzione del cibo, ma il suo licenziamento. Quel momento in cui ciò che era stato assunto a far parte di noi [musichetta di sottofondo: è meraviglioso far parte di un team...] viene licenziato, con una – si spera – buonuscita.
E qui si pone il problema: che tipo di contratto s'era fatto, all'assunzione?
Era a tempo indeterminato? Come quello che si fa a certa ciccia che inesorabilmente si deposita inesteticamente in certe parti del corpo? O era a tempo determinato? Magari, per i più avvezzi alle terminologie del mondo del lavoro, un co.co.co., o un co.co.pro.? Termini che peraltro potrebbero rispecchiarsi onomatopeicamente nel momento di salutarsi e andare ciascuno per la propria strada.
Ma c'era un scadenza determinata per la conclusione del rapporto impiegatizio, o si è giunti alla fine per "giusta causa"? Non pochi mal di pancia sono derivati da tali questioni. La presunzione di sapere porta a darsi delle arie, e per carità, meglio fuori che dentro, tuttavia si raccomanda di assumere con moderazione per licenziare con correttezza.

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